13 Nov Nuova collezione Daphne Milano
Pubblicato alle 12:01
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Sono un fotografo di matrimonio, ma come ogni fotografo di eventi ogni tanto ho bisogno di provare qualcosa di nuovo. Uscire dal tema del matrimonio ti porta a misurarti con una parte di te che normalmente puoi ignorare, per dirla in termini psicologici ti spinge ad uscire dalla tua area di comfort e a misurarti con qualcosa di scomodo, di nuovo.
Quando macini decine di matrimoni ogni anno acquisti una grande sicurezza sul tuo lavoro, hai sempre in tasca quell’espediente, quella parola che ti permetterà di uscire da una situazione difficile. Questo talvolta ti porta a restare legato alle abitudini, agli schemi e da qui mi nasce l’esigenza di sperimentare cose nuove per innovarsi, per cambiare situazioni ed imparare qualcosa di nuovo.
Una grande opportunità è sicuramente quella di accettare un incarico per la fotografia di fashion, un mondo molto diverso da quello del wedding.
Nel matrimonio si lascia andare la coppia, si cerca di lasciare fiorire le loro emozioni sul set tutto questo viene meno.
Il fotografo invisibile di cui parlo sempre ai miei sposi, quello che sulla scena del matrimonio non si deve vedere, perde la il suo mantello dell’invisibilità e diventa nella moda il creatore della scena.
Per il mio modo di scattare è quasi una violenza, mi impone di concentrarmi su ogni minimo dettaglio, di studiare la luce spostando il focus dalle emozioni del soggetto alla perfezione dell’immagine.
Questa violenza che mi impongo lascerà poi dei segni nella mia fotografia, nei successivi lavori cercherò con più attenzione ad esempio le luci o le posizioni delle mani.
Come diceva il filosofo Joseph Shumpeter è un percorso di distruzione creatrice, da una parte vengono meno le abitudini, le certezze che l’abitudine impone e da quelle ceneri nasce un nuovo modo di vedere la scena. Già lo scorso anno avevo avuto l’onore di essere chiamato da Daphne Milano a raccontare i suoi abiti, ma se un anno fa il lavoro aveva un’atmosfera romantica incentrata sul boho chic quest’anno l’atmosfera è decisamente diversa.
Dalle romantiche pareti di una villa a Varese siamo passati al cemento di una fondazione di scultori. l’Arkad di Seravezza.
La luce che è stata immaginata per questi lavori è una luce di taglio, molto dura e volta a creare un’atmosfera cupa. Anche in questo qualcosa di molto lontano da come scelgo di raccontare i miei matrimoni.
E’ stato il primo servizio in cui ho utilizzato esclusivamente l’attrezzatura scelta per la nuova stagione, ovvero Canon con ottiche fisse Sigma e le stesse su Sony alpha 7rII.
Per la realizzazione di questo lavoro occorre ringraziare:
Paola Bruno di Perfect Party per l’impeccabile organizzazione
Hortus Contemporaneo per gli allestimenti floreali
Michela Biagi per il trucco
Serena Rossi per la post produzione