29 Ago Backstage servizio fotografico Portovenere
Pubblicato alle 10:41
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Mi capita spesso che mi venga chiesto come ho realizzato un determinato scatto. Ho deciso di realizzare sul mio blog una serie di post dove racconto il dietro le quinte dei miei scatti più curiosi.
Un modo per dare qualche informazione in più a chi sta cominciando a occuparsi di fotografia e un modo per raccontare ciò che non si vede dalla foto. Se qualche mio scatto vi ha particolarmente colpito non esitate a chiedermi un articolo.
La prima foto di cui vi voglio parlare è quella scattata tra Portovenere e la Palmaria. Un backstage servizio fotografico Portovenere.
Questo scatto era nella mia testa da molto tempo, sono sempre stato affascinato dalle fotografie dove si vede sia sopra che sotto l’acqua. In genere per fare questi scatti si usano macchine fotografiche tradizionali inscatolate dentro un guscio subacqueo.
Purtroppo però i costi di questo tipo di attrezzatura sono molto alti per giustificarne l’acquisto e usarla solo un paio di volte l’anno. Ho quindi pensato a noleggiarla, ma non ho trovato nessuno in zona che svolgesse questo tipo di servizio e quindi ho optato per uno strumento alla portata di tutti, una go pro.
La macchina utilizzata: Go pro 5
In particolare ho utilizzato una go pro 5 black edition che mi accompagna spesso durante le mie vacanze. La go pro è un mezzo semplice e intuitivo con un grande potenziale, anche se molti la vedono ancora come poco più di un giocattolo.
Go pro 5 e perfettamente pronta ad andare sott’acqua, ma se volete realizzare un inquadratura in cui vedete sia il cielo che sotto l’acqua è necessario inserirla in un dome. Una sfera di plastica che crea una camera d’aria tra la lente e l’acqua. Ne trovate molti in commercio per poche decine di euro su Amazon e sono ottimi per fare foto in mare e per giocare con la vostra go pro. Purtroppo però io avevo un soggetto molto alto fuori dall’acqua e quindi e stato necessario modificarne uno.
Location: Portovenere – Palamaria
Su una macchina come la go pro non puoi regolare molto per questo è importante scendere nelle migliori condizioni di luce possibile: con il sole alle spalle e possibilmente ancora molto forte. Noi ci siamo tuffati nelle acque della Palmaria verso le cinque del pomeriggio.
Non tutto va come si vorrebbe
Quando si vede uno scatto ben riuscito capita di pensare che tutto sia stato maledettamente semplice da fare, ma in genere non va mai così. Appena scesi in acqua abbiamo avuto il problema di una forte corrente che faceva scarrocciare la barca degli sposi nonostante fosse ancorata.
Questo è stato uno dei momenti in cui ho pensato che la mia idea sarebbe rimasta tale e lo scatto sarebbe stato rinviato a una futura occasione.
Ma l’occhio esperto del marinaio che guidava il gommone di supporto ci ha risolto il problema con uno stratagemma geniale: legata la barca al gommone la teneva in tensione con l’ancora impedendole di muoversi.
Tutto era pronto per il tuffo
Secoli or sono sono stato un nuotatore agonistico e per anni ho avuto la passione della pesca in apnea, non ho quindi grandi paure a tuffarmi in mare. Ma appena sceso dal gommone ho notato che qualcosa non andava come sperato. Proprio sotto gli sposi si aggirava un grosso branco di meduse. Fortunatamente la corrente ci ha liberato di loro in pochi minuti.
Consigli per buttare le spose in acqua
L’abito può diventare molto pesante e impedire alla sposa di nuotare trascinandola sul fondo.
Fatelo sempre in condizioni di sicurezza:
- possibilmente dove la sposa tocca
- lontano dai pasti e in acque tiepide
- meglio il mare dei fiumi
- evitate di immergerle con vestiti troppo pesanti
- predisponete una persona pronta a tuffarsi e in grado di aiutare la sposa
In questo caso ci siamo tuffati su un fondale di circa 20 metri e per questa ragione l’abito che vedete nelle immagini non è l’abito del matrimonio ma un leggero vestito di lino che permetteva alla sposa di nuotare agilmente.
In mare Nettuno ci nega il risultato finale
Passate le meduse ho finalmente messo l’occhio sullo schermo della macchina ed ho iniziato a scattare. I primi fotogrammi sono stati deludenti, il mare increspato non mi permetteva di avere mai entrambi gli elementi.
In questi casi la testa può fare tilt, hai costruito tutto, hai portato due barche per fare gli scatti, hai messo tutto il tuo impegno, ma il risultato è lì a un millimetro e tu non riesci a raggiungerlo.
Cosa fare?
In questo caso ci sono due possibili atteggiamenti, o lasciar vincere lo sconforto e arrenderti o puoi raccogliere le tue forze e cercare di portare a casa lo scatto.
Mentre questi pensieri affollano la mia mente mi giro e vedo che il traffico di barche, che increspavano il mare, si è calmato il passaggio a volo radente di un elicottero militare (grazie Shark).
E’ un attimo pensare che le onde tra pochi secondi saranno molto più basse, una breve pausa e poi riprenderanno. Ma fortuna audaces iuvat, dicevano i latini, e pulita la sfera della macchina chiedo agli sposi di fare un ultimo tuffo. Imposto la raffica sulla go pro (che genera solo file jpg e non più raw) e mi butto o la va o la spacca.
Nuoto verso il punto migliore per l’inquadratura, stavolta non ci sono meduse e le onde si stanno calmando, devo solo trattenere il respiro e mirare. E’ un attimo i miei sposi si inarcano sotto le onde e il mio dito affonda nella gomma dello scatto.
Riapro gli occhi, spesso li chiudo mentre scatto, ci sarà la foto? avrò premuto con abbastanza forza? Agisco sul display e riguardo gli scatti, la foto è lì come l’ avevo sognata.
Quasi magica, perché in fondo nelle fotografi più belle c’è sempre qualcosa di magico.